"Se non alzi gli occhi
crederai d'essere
nel punto più alto"



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e sicura, vivibile, ricca di opportunità


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Cesare Falcucci

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IL DIBATTITO SULLE RADICI DELLA CORRUZIONE

L'Italia ipocrita e quelle domande
alle quali non si vuole rispondere


Di chi può mai essere la colpa della corruzione italiana se non della politica? Di chi se non dei politici - beninteso di quelli per cui votano gli “altri”? Si mettano dunque l’una e gli altri sul banco degli accusati per la meritata, inevitabile condanna. Così la pensano oggi moltissimi italiani i quali non vogliono sentirsi dire che la corruzione di questo Paese - anche quella pubblica - è invece qualcosa che viene dal profondo, che rimanda alla storia vischiosa, oltre che del nostro Stato, della nostra società; ai suoi meccanismi e vizi inveterati. No, guai a dirlo: si è subito sospettati di voler cancellare le responsabilità individuali, di voler “salvare i ladri”. Che c’entriamo noi con la corruzione? La colpa è solo della politica.

In questo modo sta per ricominciare oggi il circolo perverso avviatosi nel ’92-’93. Infatti, se si mettono così le cose è fatale che agli occhi dell’opinione pubblica l’immagine di tutta la politica e di tutti i politici ne esca complessivamente a pezzi.

Con l’ovvia conseguenza, che più ciò accadrà e più solo i mediocri o gli spregiudicati accetteranno di entrare nell’arena pubblica, e che quindi, alla fine, la politica risulterà ancora di più inetta e/o corrotta, accrescendo ulteriormente la sfiducia e la disistima generali.

Sta per ricominciare alla grande, insomma, il meccanismo implacabile dell’antipolitica. Il meccanismo che si mise in moto all’epoca di “Mani pulite” e i cui risultati nonostante l’avvicendarsi di governi di destra e di sinistra, sono sotto gli occhi di tutti: allora svergognata e vilipesa la politica non si è rinnovata per nulla, la qualità dei suoi protagonisti è anzi in media peggiorata, ed essa non è stata capace né allora né poi di correggere un bel nulla del sistema che aveva portato a Tangentopoli.

Non è questione di pensare che la corruzione sia “connaturata” alla società italiana. Bensì di convincersi che essa è innanzi tutto della società italiana. Di convincersi cioè che, in Italia, in tanto la politica può ospitare un così alto numero di traffichini e di lestofanti, in tanto può rappresentare un ambito d’elezione per un così gran numero di scambi e guadagni più o meno loschi, in quanto, e solo in quanto, ha come sponda, come interlocutrice permanente, una società moralmente opaca come la nostra. Perché alla fine delle due l’una, insomma: o si nega che quella italiana sia una società di tal fatta (e mi sembra davvero difficile), o si deve sostenere che tra lo standard morale della politica e lo standard morale della società non c’è alcun rapporto necessario (e si dice una palese assurdità). Naturalmente c’è sempre una terza possibilità (che sospetto sia proprio quella fatta ipocritamente propria da molti abitanti della penisola): e cioè credere, o fingere di credere, che in una società di diavoli i politici, non si sa per quale miracolo, possano - anzi debbano – essere degli angeli; e la politica, di conseguenza, una specie di anticamera del paradiso terrestre. Tutti coloro che, come Marco Vitale, rimproverano alla politica in genere, e dunque anche alla sinistra, di non aver preso le misure necessarie per una vasta e radicale opera di moralizzazione pubblica, dovrebbero innanzi tutto chiedersi: ma siamo sicuri che quel partito o quello schieramento che lo avesse fatto avrebbe avuto il consenso degli elettori italiani? O non sarà forse che un’opera del genere - per come è l’Italia, il suo mercato del lavoro, i suoi rapporti patrimoniali, per come sono abituati i suoi pubblici dipendenti, per come sono le sua abitudini diciamo così fiscali - non sarà forse che un’opera del genere avrebbe suscitato molte più opposizioni che consenso? E perché altrimenti nessun partito, nessuno schieramento, ha mai preso questa strada?

Di fronte agli scandali in cui è coinvolta la politica (anche o soprattutto la politica) molti uomini e donne impegnati nelle attività private, nel mondo del fare come oggi si dice, amano invocare rispetto delle regole, meritocrazia, presenza di poteri contrapposti, trasparenza, orgoglio di ruolo. Lo ha fatto l’altro giorno anche Franco Bernabè su queste colonne. Confesso di non aver ben capito a chi fosse rivolto di preciso una tale astratta invocazione - che anche in questo caso come in altri casi, di altri autori, evita di fare nomi e cognomi - ma spero che comunque il presidente della Telecom mi perdonerà se gli rivolgo una domanda impertinente: in che misura a suo giudizio il sistema delle imprese italiane e quello bancario - e la stessa Telecom, aggiungo, toccando davvero il colmo dell’impertinenza - si attengono alle prescrizioni da lui messe nero su bianco? Personalmente penso che lo facciano parecchio meno di quanto dovrebbero e di quanto accada di solito in altri Paesi, a cominciare per esempio dagli Stati Uniti. Basta vedere l’accanimento tenace con il quale tutto quel mondo si è opposto ad un’efficace legislazione sulla “class action”; e se non sbaglio senza che nessun suo esponente alzasse la minima voce contraria. Non è solo la politica, insomma, a non avere le carte in regola.

Se non cominceremo una buona volta con il dirci tutto questo, con il dircelo ad alta voce e dircelo di continuo, potremo pure mandare periodicamente all’ergastolo tutti i “marioli” e i “birbantelli” del caso, potremo pure in un raptus suicida nominare Marco Travaglio ministro della giustizia, ma rimarremo sempre quello che siamo: una società malandrina, spietata e al tempo stesso accomodante, un Paese sostanzialmente senza legge e senza verità.

Ernesto Galli della Loggia
Editorialista de " Il Corriere della Sera "

20 Febbraio 2010





LE CRISI FINAZIARIE E GLI INCAPACI
Oltre e più dell'Etica.

Il territorio di Guidonia Montecelio, Tivoli e Roma, per non parlare di aree più estese, é testimone di fatti che per la loro gravità non si capisce come siano ignorati dal personale politico e parte della stampa locale.
E' incredibile come le cose non abbiano la rilevanza che meritano, dato che sono il risultato di una incapacità amministrativa e di controllo, di persone attente al solo gossip ed ai piccoli traffici quotidiani. Mentre la gente intuisce, paga le tasse, ma non sa con chi prendersela.

Comune di Roma e Regione Lazio Funzionano? Non funzionano?
Ormai é stato svelato: il Re é nudo
Quartieri disastrati, Centro storico sporco e rovinato, Malavita, ordinaria e politica, imperante, speculazioni edilizie peggiori del film "Mani sulla Città".
Con una chicca gravissima: dissesti finanziari alle porte, con un Comune a casse vuote e debiti per 9,5 Mld di €, una Regione che non ha soldi sebbene enormi interventi dello Stato ed imposte oltre ogni limite, senza servizi decenti né per trasporti né per la sanità.
Marrazzo, come tutti i moralisti di mestiere, ha fallito. Come volevasi dimostrare e come i fatti di cronaca hanno dimostrato. Aveva altro per la mente che fare buona Politica per la Regione.

ASL RM G Funziona? Non funziona?
Alcune cose sono certe e certificate: l'Azienda sanitaria locale "G" é piena di debiti. Non pare solvibile. Ha pignoramenti in corso alla tesoreria presso la banca ed a quella presso la posta. Tutti pignoramenti certificati dal giudice, che non possono essere onorati in quanto sono talmente tanti che vanno messi in coda. In attesa di esaurire quelli precedenti, attivi da anni. Quando i cittadini trovano le attrezzature che non funzionano e non possono fare diagnosi e cure, la causa é semplice: chi fornisce un cliente che non paga per normale abitudine?

L'unica speranza é quella, purtroppo da verificare a posteriori, che il nuovo governo regionale possa dare risposte concrete.

COMUNE DI GUIDONIA MONTECELIO Funziona? Non funziona?
E' certo al momento che é in una profonda crisi finanziaria, al limite del dissesto ( la procedura particolare fallimentare degli Enti locali ) come nel 1993. Non ha soldi per pagare? Sono in forse anche gli stipendi dei dipendenti? Questo si dice. Mentre nel frattempo tutto é fermo con la maggior parte dei Consiglieri comunali che, forti dei voti avuti, dimostrano la classica arroganza degli incapaci.
Tolta qualche eccezione stanno lì come gli avvoltoi per rimediare qualche cosa. La miseria umana non ha limiti. Dove e quando i PIP, il PRG, l'Ospedale, La Facoltà aerospaziale, la Città termale, se gli amministratori lottano per altro, anche di infimo valore, per prebende e banchetti? Guai al politico che voglia vivere al di sopra delle sue possibilità con i soldi pubblici.....

Con la nuova Giunta ed il nuovo Sindaco forse le cose possono cambiare. Le referenze del Sindaco Rubeis sono solide. Se le confermerà, per Guidonia Montecelio si aprirà una nuova fase, una nuova era del Buon Governo. L'importante é che parti importanti della maggioranza ed alcune dell'opposizione più illuminata diano il loro contributo.

Rubeis é capace e per bene. Ma da solo potrà ben poco ed avrà la tentazione di tornarsene a fare la sua professione di stimato Architetto. Se accadesse la Città avrebbe un danno enorme e la Politica segnerebbe una nuova sconfitta in questo territorio difficile.

Cesare Falcucci








SISTEMA PUBBLICO E ALLEATI CAMORRISTI - QUANDO GLI ELETTORI E GLI ELETTI SONO COMPLICI

Etica nella Politica e disonorate società
C’è un altro Paese al mondo dove il sistema pubblico si prende come soci «Panzone », «Capagrossa» e «Gigino ‘o drink»? Il fascicolo dell’inchiesta su Nicola Cosentino, riassunto ieri da Marco Imarisio, toglie il fiato. E fa venire in mente, forse per quei nomi che sembrano imparentati con Macchia Nera e Gambadilegno, il modo in cui furono dipinte qualche anno fa, quando dilagarono da Vipiteno a Capo Passero, le società miste. Ricordate? Pareva fossero dotate della bacchetta magica della fata Smemorina capace di trasformare la zucca di Cenerentola in una carrozza e i topolini in cavalli. Formula magica: la forza del sistema pubblico più l’efficienza imprenditoriale del privato. Come sia finita si è visto: i ratti si sono mangiati spesso la bacchetta, la carrozza e anche la zucca.

Il caso della «Eco4», l’azienda mista in cui tutti i cittadini italiani hanno messo i soldi senza immaginare che fosse, per usare le parole del gip, una «pura espressione della criminalità organizzata» che se ne infischiava dei rifiuti e della realizzazione di un termovalorizzatore ma aveva come unico obiettivo una montagna di assunzioni che, raccontò l’«imprenditore » Michele Orsi prima di essere assassinato, erano per il 70% «inutili» e «motivate per lo più da ragioni politico-elettorali», non è purtroppo un’eccezione. Anzi.

Nel Lazio è sotto processo una società mista, la «Aser», che con l’aiuto di sindaci e amministratori era riuscita a ottenere ad Aprilia e in altri comuni (quelli che dicono di non vedere i soldi da anni sarebbero 128, quelli coinvolti 400) un accordo che prevedeva non solo una percentuale del 30% sui tributi riscossi (quella precedente del Monte dei Paschi e quella attuale di Equitalia sono intorno all’1,5%) ma che la quota del socio privato, su quel 30%, fosse del 70%. In Sicilia i tribunali sono alle prese col caso di «Messinambiente», in cui il comune aveva il 51% ma riconosceva al partner privato, la chiacchierata «Altecoen » di Enna, il 118% (avete letto bene: il centodiciotto) degli incassi. Un affare sconcertante. Sul quale l’allora procuratore Luigi Croce disse in Parlamento che «tanto per l’appalto quanto per la costituzione della società mista vi fu certamente un’influenza della criminalità» e che la «Altecoen » era arrivata perché spinta «dal boss Nitto Santapaola ». Sono solo due casi. Ma potremmo andare avanti.

Sia chiaro: alcuni problemi, quale l’ingordigia dei partiti che si servono delle società miste per assumere gente senza concorso o piazzare trombati e reggicoda, sono generali. Vedi il caso dell’autostrada Padova- Venezia: un consigliere d’amministrazione ogni due chilometri e mezzo. C’è tuttavia una specificità meridionale che dovrebbe allarmare soprattutto chi ha a cuore il Mezzogiorno. Sono anni, infatti, che la magistratura, le inchieste giornalistiche, i rapporti come quello di Sos Impresa segnalano una progressiva penetrazione della mala economia in tutto il Paese ma in particolare nel Sud. È una questione non solo morale. Ma economica, se è vero che dall’estero, anche prima della grande crisi, la volontà di investire era così bassa che secondo il Rapporto Svimez «le regioni del Mezzogiorno hanno ricevuto nel 2006 appena lo 0,66% degli investimenti esteri entrati in Italia». Forse non vogliono come socio, loro, «Gigino ‘o drink»…

Gian Antonio Stella - Corriere della Sera - Novembre 2009


Etica e Questione morale

La Politica, se davvero vuole rappresentare le istanze di tutti i cittadini e proporsi come punto di incontro, progetto e soluzione, deve anzitutto risolvere a monte la questione dell'Eticità di sé stessa e la Questione morale.
Difficile immaginare una teoria di buona Politica se i comportamenti di chi si propone e del suo contorno umano fossero moralmente censurabili.
Vorrebbe dire che, senza ombra di dubbio, quello che si dice o si fa non riguarda l'interesse generale, ma personale. Anche fosse il semplice potere fine a sé stesso.

E' un percorso non semplice per chi cerca il consenso, ma é il migliore. Guai ad avere consenso per le vie anomale della clientela e della corruzione.
Anzitutto é limitato e senza futuro. Poi é un consenso labile, non duraturo, che si perde alla prima occasione ed alla prima difficoltà.
I Cittadini dovrebbero osservare ed analizzare i comportamenti di chi si propone in Politica, di quali persone si circonda, quali progetti ed idee espone, come intende realizzarli, in quanto tempo e perché.

E' interessante osservare anche il sistema di propaganda dei Partiti e dei politici.
Difficile immaginare che sottragga soldi alla sua famiglia, od ai risparmi personali, chi indice e paga conviviali affollate e propaganda ossessiva con mezzi spropositati. Specie se si sapesse di quali fonti di reddito dispone. Un operaio od impiegato oppure un pensionato, od anche un piccolo professionista che spendesse oltre uno/due stipendi, dovrebbe far riflettere. Stessa cosa per un imprenditore che spendesse cifre esagerate per la sua propaganda elettorale. Quasi sempre queste spese non vengono dichiarate: E' FACILE INTUIRE IL PERCHE'.

In questo sono maestri gli anglossassoni. Puoi spendere per la Politica e la propaganda quello che vuoi, senza limiti. DEVI PERO' DIRE CHI E COME TI FINANZIA, IN MODO TRASPARENTE. Guai a chi nasconde qualche cosa.

La Questione morale dunque.
L'Etica nella Politica.

Tutto il resto di buono o di cattivo deriva da lì.


Cesare Falcucci







Dalla casta alla deriva

DEMOCRAZIA SOTTO RICATTO

Fra «La casta», apparso nella primavera dell'anno scorso, e «La deriva », l'ultimo libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, esiste una importante differenza. «La casta » è la radiografia di una classe politico-amministrativa (secondo gli autori 179.485 persone) che ha usato il potere per distribuire a se stessa uno strabiliante numero di favori, prebende e privilegi, spesso in evidente contraddizione con le ricette che i suoi membri applicavano al resto del Paese. L'apparizione del libro suscitò uno scandalo che ha alimentato il dibattito politico italiano sino alle ultime elezioni. Ma qualcuno, con una buona dose di realismo amorale, avrebbe potuto sostenere che l'indebito arricchimento dei governanti non comporta necessariamente il declino del Paese e l'impoverimento dei cittadini. Vi sono stati ministri, governatori e sindaci corrotti che hanno adottato buone leggi, fatto eccellenti riforme, costruito importanti infrastrutture e migliorato la vita dei loro compatrioti.

«La deriva» dimostra che in Italia è accaduto esattamente il contrario. Il governo dei ricchi ha reso il Paese più povero, più ingiusto, meno educato, meno assistito e curato, meno intraprendente e meno dotato di servizi moderni di quanto fosse negli anni in cui i suoi uomini politici erano più sobri. Siamo al 46°posto nella lista dei Paesi più competitivi. Il nostro commercio internazionale ha perso quote di mercato (nell'Unione Europea meno 11,8% dal 2001 al 2006). La produttività del lavoro, nello stesso periodo, è cresciuta dell' 1% contro l'8,6% in Francia e il 7,7% in Germania. Da noi l'avvio di un'attività economica richiede 16 procedure e 66 giorni contro 8 procedure e 31 giorni nei Paesi Bassi. In poco più di trent'anni siamo scesi dal terzo al dodicesimo posto nella classifica delle autostrade europee. Il numero dei container che passano attraverso i sette maggiori porti della penisola è più piccolo (un milione di meno) di quello dei container trattati dal porto di Amburgo. La migliore università pubblica italiana è al 173°posto nella graduatoria dei migliori atenei del mondo. Gli italiani che usano Internet nei rapporti con la pubblica amministrazione sono il 17% dei cittadini fra i 16 e i 74 anni contro il 43% della Germania, il 41 della Francia, il 38 della Gran Bretagna e il 26 della Spagna. Il tasso di occupazione femminile (46,3%) è inferiore a quello della Grecia. Nella classifica dei Paesi che maggiormente attraggono investimenti stranieri l'Italia è agli ultimi posti. Dati analoghi emergono dalle statistiche comparate su ferrovie, Alta velocità, metropolitane, inceneritori, rigassificatori, energie alternative. Se v'imbattete in una qualsiasi classifica è inutile che cerchiate l'Italia in cima alla pagina: la troverete soltanto spostando lo sguardo verso il basso.

Dopo avere chiuso il libro di Stella e Rizzo il lettore constaterà che le ragioni di questa deriva sono apparentemente diverse, ma in realtà quasi sempre le stesse. Quando un ministro riformatore o un parlamentare coraggioso tentano di rendere il sistema più flessibile, più competitivo e più dinamico, qualcuno si oppone.

I sindacati della scuola non vogliono che il lavoro dei docenti venga soggetto a periodiche verifiche. I sindacati della funzione pubblica respingono le note di qualifica come vessatorie. Gli ordini professionali difendono strenuamente i loro privilegi e proteggono i loro soci anche quando dovrebbero espellerli. Le popolazioni locali vogliono le grandi opere pubbliche purché non vengano costruite sul loro territorio. Ogni riforma trova sulla sua strada una corporazione o una lobby che è perfettamente in grado di fare deragliare il treno della modernità. Ogni tentativo riformatore si conclude con un mediocre compromesso che ne riduce l'efficacia e ne aumenta i costi.
I partiti, dal canto loro, contribuiscono alla generale inefficienza del sistema disseminando i loro clienti e seguaci in tutte le branche della vita pubblica. E il cliente, una volta insediato in un posto di comando, conserva il potere fornendo voti e favori al suo protettore. In questo vuoto di moralità politica le famiglie criminali sono riuscite a conquistare regioni dove influiscono direttamente o indirettamente sulle scelte elettorali di una parte considerevole della popolazione. Il vero protagonista del libro di Stella e Rizzo è una gigantesca macchina clientelare che scambia voti contro favori e denaro, paralizza i riformatori, ricatta i governi, impedisce all'Italia di crescere.

Non è vero che la situazione sia ormai senza scampo. È ancora possibile rompere questo circolo vizioso e liberare la democrazia ricattata dalle corporazioni. Ma è necessario uno sforzo nazionale, vale a dire molto più di una semplice maggioranza di governo. E occorre un governo che dimostri di averlo capito sin dal primo giorno del suo lavoro.

Sergio Romano ( Corriere della Sera Maggio 2008 )

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Cesare Falcucci




I Partiti
da strumento nobile di esercizio democratico
a evanescenti rappresentazioni di gruppi personalistici.

Quello che sta accadendo a Guidonia Montecelio, enorme realtà con 60.000 iscritti alle liste elettorali e 80.000 residenti, dopo le primarie del PD e lo svuotamento di AN per la costituzione de " La Destra " deve far riflettere. Non fosse altro perché rappresenta il paradigma e l'anticipazione di quello che si verificherà nel resto d'Italia.

I Partiti sono stati svuotati di contenuti e di valori per diventare etichette senza copyright di gruppi di persone che se ne servono per la loro promozione personale. Nulla di strano e di illegittimo, basta averne contezza. La cosa che non può essere accettata é che comunque li si " vende " per qualcosa che dovrebbe essere ma non é.

I gruppi di interesse ormai fanno riferimento a personaggi, più o meno positivi, che dei Partiti si servono ma allo stesso tempo non li rappresentano. La Gente pensa di orientarsi su simboli ed etiche di appartenenza ideale, ma intuisce ormai che forse la sua buona fede é stata tradita. Si legge e si vede ogni giorno di lotte intestine solo per prevalere nell'ambito del Partito- Marchio, per averne dei vantaggi. Non si vede nulla che dica che questa lotta é fatta per portare a termine, secondo le idealità del Partito di appartenenza, un programma al servizio della Comunità. Questo é molto grave e, per logica, prima o poi si trasformerà in un danno per quegli stessi personaggi che, consapevolmente, limitano la partecipazione partitica.

Guidonia Montecelio, come anche Tivoli e le altre città limitrofe, hanno bisogno di un cambio di marcia per crescere. Guidonia Montecelio forse più di altre, visto il suo dinamismo e la mancanza di una tradizione cittadina, con una miriade di realtà dispersive nel territorio. I quattro o cinque "Grandi" collettori di voti, non dicono cosa stanno facendo né cosa vorranno fare per questa Città. Non si impegnano ad aprirsi alla società civile per ascoltarne le istanze. Bloccano qualsiasi processo di ricambio, anche con mezzi non proprio "etici". Così però sono destinati ad una presenza effimera, marginale: che soddisfazione c'é a fare i Consiglieri comunali a vita? Per farne cosa?


Cesare Falcucci